sabato 30 giugno 2012

Ipocondria: come un quadro clinico diventa un Picasso


Le secrezioni sanguinolente forse non sono l’avvisaglia delle mestruazioni ma il sintomo di un’emorragia interna.
Anche perché con le caldane che sento, mi sa che è in arrivo la menopausa.
L’herpes labiale è il sintomo di un’immunodepressione  o peggio: in questi giorni mi si è gonfiato il lato sinistro della mandibola. Non s’è n’è accorto nessuno ma cosa potrebbe essere lo sappiamo tutti.
Per non parlare di quella che il mio medico ha diagnosticato come corda colica, che mi brucia da matti.
Secondo lui sono troppo giovane per avere un tumore all’intestino. E mi ha tolto il caffè.
Così non capisco se la mia debolezza di questi giorni dipende  dalla mancanza di caffeina o è il sintomo di un qualche tumore del sangue.
Spesso ho avuto fitte all’occhio sinistro: ma non ho capito se è un ictus o  comunque qualcosa di tipo vascolare oppure un disturbo di tipo neurologico.
Sempre  secondo il mio dottore il salto delle mestruazioni dipende da un po’ disordine ormonale da stress. Mi ha prescritto il Dufaston®, che è un ormone che si chiama didrogesterone.
Ma oltre a mettermi – da brava femmina - nelle condizioni di ovulare (e ripristinare i valori ormonali standard) causa tumore alla mammella, trombosi e infarto del miocardio.
E una  gallinella morta cosa se ne fa dell’uovo?


sabato 23 giugno 2012

Un'estate con D.F.W.


Mi sono fatta trascinare dall’entusiasmo collettivo del mio branco e quest’anno parteciperò all’ Infinite Summer, la maratona di lettura di Infinite Jest
Io Wallace non l’ho mai cagato troppo: intorno ai 15/16 anni ho letto qualche racconto di La ragazza dai capelli strani perché tempo prima ne avevo letto una recensione su Tutto Musica (!).
Poi l’oblio.
Anche perché – se non ricordo male – in quel periodo sono stata folgorata da Welsh.
Poi arrivo nel mio attuale posto di lavoro dove la gente non sembra fare che 3 cose:

1) lavorare
2) lavorare
3) leggere i libri di Forster Wallace

Dopo aver passato un anno intero a  sentirne parlare ho deciso di aderire all’Infinite Summer.
Per spirito di aggregazione e osmosi sociale: un po’ come guardare le partite di calcio durante i mondiali. Altrimenti di cosa parli al bar?

Mi hanno convinto la Vegana,  la Magra e Stefano.
«Guarda che non è la lunghezza, eh. Le dimensioni non contano. Io ho letto tutto Guerra & Pace».
«Sì ma Tolstoj è così»  (Stefano traccia una linea retta nell’aria) «Wallace invece è così» (e fa una serie di parabole che sembrano una colonna di cammelli imbottigliata nel traffico)
Così ho sacrificato i 30 euri di bonus  accumulati sulla Carta più della Feltrinelli (contavo di prendere Gli anni dolci di Taniguchi).

Se non mi esalta, ragazzi, il prossimo libro di Fabio Volo sarà stampato sulle vostre interiora dopo che vi avrò sgozzato al dio dei libri inutili e le vostre interiora saranno utilizzate per la produzione di carta da patrii bestsellers …

Devo già ammettere che però non è affatto male.
Sono a poco più di pagina venti e già la storia è satura di interrogativi.
Qual è il problema di Hal Incandenza?
Sociopatico o posseduto da qualche Spora Oscura ingerita in tenera età?
Lo scopriremo solo leggendo…

domenica 17 giugno 2012

...Finalmente ho incontrato F.L.!


Dopo anni di attesa sto finalmente leggendo Fabrizio Lupo di Carlo Coccioli.
E’ un libro curioso, acerbo e prorompente insieme.
Non ha uno stile perfetto come Davide e nemmeno ricco come Il cielo e la terra ( a cui si fa riferimento spesso) però colpisce la sua natura palpitante.
Si percepisce tutta l’urgenza dello scrittore di articolare – all’alba del dopoguerra – un dialogo tra omosessualità e cultura cattolica.
E’ un peccato che le  intuizioni  di Coccioli siano state cancellate così.
Da cattolica mi ha sempre messo un po’ a disagio la chiusura verso l’omosessualità , che – come spiega Coccioli, nel suo caso e in quello di milioni di persone – è una condizione e non una scelta.
Ho amici gay che vivono la loro natura in maniera tutt’altro che promiscua, in modo pacato e assolutamente normale, quasi banale nella propria  quotidianità. L’aspirazione dell’autore a essere inglobato in un ordine invece che essere additato come portatore di disordine mantiene intatta tutta la sua forza emotiva a distanza di sessant’anni.

La prima edizione di Fabrizio Lupo è uscita nel 1952 – badate bene, in Francia – mentre  in Italia è stata pubblicata nel 1978.
Da allora tante cose sono cambiate, per il mondo omossessuale.
Ma dal punto di vista spirituale poco o niente (cfr. l’affaire Boffo).
Presumo che vita religiosa dell’omossessuale cattolico continui ad essere quella di chi pecca furtivamente la sera e viene puntualmente assolto la mattina, a condizione che non si innamori e viva nel disordine.
E anche dal punto di vista  del sentire comune come ci ricorda Povia con la sua Luca era Gay («C’era chi diceva : - É naturale/ Io leggevo Freud non la pensava uguale -»).
Siamo forse addirittura regrediti  rispetto al desiderio del protagonista di far capire al prossimo:
«la nobiltà la dignità l”’ordine” di un amore come il mio. La fattibilità, la credibilità di un amore come il mio. La sua bellezza, la sua autenticità, la sua gloria. La sua verità anche davanti a Dio» (p.44).
Del resto si aggiunge poco dopo: «Non mi sono scelto io, o, se preferisci giriamo la frase e diciamo che io non mi sono scelto: io mi sono limitato a ritrovarmi: il responsabile è Dio» (p.48).

Sarà anche per questo bel clima nostrano che uno scrittore con idee così potenti  sia potuto sprofondare nell’oblio.

E mentre continuo a non capire la rimozione che è stata fatta di questo autore e continuo a interrogarmi vi segnalo il sito di Carlo Coccioli curato dal nipote Marco che si prodiga per la riscoperta dell’opera coccioliana con tanto di minuscola casa editrice annessa. Buon lavoro!


sabato 2 giugno 2012

AAA: (sco)reggia di Versailles cercasi ancora disperatamente


Siamo stato costretti a rinunciare al mono.
L’agente immobiliare è si è dimostrato losco, fumoso e disonesto.
Ma ecco com’è andata.

Chiamiamo per fermare l’appartamento prima che spiccasse il volo verso più tempestivi inquilini e fissiamo l’appuntamento per il giorno seguente, martedì.
Naturalmente non avendo mai avuto a che fare con un’immobiliare chiediamo lumi sull’iter e su eventuali spese da coprire e soldi da versare.
Il Ciaparàtt ci dice che ne avremo parlato l’indomani.
Martedì esco dal lavoro esausta come sempre e in gran fretta io e Marco dopo qualche fermata di metro arriviamo nel suo studio dove compiliamo la proposta da sottoporre ai padroni di casa.
Non prima, naturalmente che il Ciaparàtt sottoponesse a colonscopia la nostra situazione finanziaria.
Vien fuori che la sua parcella è di 1200 euro, poco meno di un paio di mensilità del monolocale.

Esoso, ma che vuoi farci? Non abbiamo forse girato in lungo e in largo alla ricerca di una sistemazione compatibile con le nostre finanze e accessibile per me? Sono stufa di trascinarmi fuori dal lavoro per vedere appartamenti dove spunta la barriera architettonica.
Minestra o finestra. E per me questa volta s’ha da mangiare, perché io non ce la faccio più.
Mi sento male, mi sento esausta, prosciugata.
Ho voglia di farla finita – abitativamente parlando – e in fretta.

Ma a questo punto, colpo di scena.
Il Ciaparàtt con la sua aria sorniona  salta su: «Non avete 500 euro?». «…Prego?» «500 euro.Un acconto.. Nel caso troviate un appartamento che vi piace di più e mi deste buca a metà trattativa con i padroni di casa».
«Posso portarglieli lunedì prossimo» faccio io.
«Quanto avete in tasca adesso?».
Per fortuna quel giorno sono in soldi e posso sparare la cifra tonda: «50 Euro »
Non sembra contento.
Mi perplime la piega che sta prendendo la situazione ma non vedo l’ora di farla finita.
Basta giri a vuoto per mezza Milano.
«Beh, posso prelevare 300 euro dalla mia prepagata ».
Sembra perplesso all’idea  che degli over 25 possano aggirarsi con la Carta Tasca.
Aggiungo che ho del denaro a casa.
Addio porcellino a Pois… Ti infrangerai al suolo ma sarà per una nobile causa. Altro che futili borsine, orecchini e librini superflui…
«Cosa mi  rilascia per documentare l’avvenuto pagamento?»
«Mah, una copia della proposta»
Salta fuori che non voleva nemmeno emettere la fattura della sua parcella.
Lo guardiamo basiti.
«E se trovo un potenziale inquilino che la fattura non la vuole proprio?»
Rimaniamo che sì l’avrebbe fatta ma un po’ più piccola, una microfattura.
Vorrei poter dire di essermi alzata e di averlo fanculizzato all’istante.
«Va bene i soldi glieli portiamo domani»
Non avevo mai visto Marco con l’aria di voler tirare il collo a qualcuno.
Soprattutto mai con l’aria di volerlo tirare a me.
Ma c’è sempre una prima volta, amici.
E lo ripeto per la 124694279ª volta io ero stufa marcia di marciare per la città alla ricerca della nostra (sco)reggia di Versailles.

Usciamo dal palazzo e mi rendo conto del clamoroso errore commesso. Mi sento una merdina, Marco mi fa sentire una merdina e mia mamma interviene telefonicamente e rincara il mood escrementizio: «ma ti rendi conto che tra anticipi, caparra e parcella solo per mettere piede in casa dovete versare 7800 Euro, senza contare l’acquisto del tavolo e del divano letto. Fai prima a restare dove sei».
Facciamo marcia indietro e decidiamo di annullare il contratto.
E grazie al Cielo e allo spirito guida dei Cercatori di Tetto sopra la testa al Ciaparàtt non abbiamo versato un centesimo.

E adesso abbiamo ricominciato da capo…
Glò è interamente stremata.