domenica 28 luglio 2013

Il Divino Romanzo, - L'apostolo - di Sholem Asch


 Per citare Carlo Coccioli: Di cosa può parlare un libro, se non di Dio?
Un po' come i Ray-Ban e la bandana e il golf anche Paolo di Tarso è considerato decisamente di destra, un personaggio un attimo ostico e spigoloso. Tuttavia  c'è un romanzo che ha pubblicato Castelvecchi da poco e che  illumina un'attimo meglio la sua figura un po' fosca e cupa.
Si intitola l'Apostolo e l'ha scritto un certo Sholem Ash, che dopo una ricerca online ho scoperto essere stato uno scrittore yiddish, molto famoso nella prima metà del secolo scorso.
(A questo punto s'impone una parentesi: come fanno certi romanzi così imponenti, ambiziosi e magnificamente scritti a cadere nel dimenticatoio fino a quando qualcuno non li ripubblica?)
.
Si tratta di un libro stupendo  e dovete assolutamente leggerlo, sia che amiate i romanzi storici, sia che siate credenti e praticanti e abbiate quindi una certa familiarità liturgica con le epistole del protagonista. Se poi siete entrambe le cose dovreste già stare correndo verso la libreria o la biblioteca a richiederlo.


É da quando ho memoria che sento leggere le sue Lettere dal pupito, ma questo romanzo mi ha catapultato con forza nella Gerusalemme dell'immediato d.C - post ascensione - aprendomi gli occhi su tutta una serie di questioni che non avevo mai considerato, grazie a quella che mi è sembrata una signora opera di contestualizzazione. Ad esempio, il rapporto tra Gesù e l'ebraismo: se Cristo completa la Legge, come può volere che i suoi precetti vengano ignorati?
Paolo  introduce un concetto molto di sinistra come quello dell'ecumenismo, per cui si batte con la forza missionaria di un profeta. Ecco, tra i grandi meriti del romanzo c'è anche quello di aiutare il lettore e/o cattolico contemporaneo a superare superficiali dicotomie tra Chiesa di destra e di Sinistra. L'unico rovello di Pietro, Paolo e tutti i primi discepoli è quello di interpretare correttamente gli insegnamenti del Signore e di agire in modo conforme alla sua volontà. Questa trepidazione e l'energia spirituale che anima le pagine fanno del libro una lettura preziosa confezionata in una prosa davvero lucente, c'è da fare tesoro di entrambe. Forse la mia esperienza delle Letture in chiesa non sarà più uguale:dalle Epistole è stata soffiata via un sacco di polvere.

domenica 14 luglio 2013

Parliamo di moto ( e non diquello astrale né su due ruote)



In un film, di alcuni anni fa Le chiavi di casa, quello ispirato a Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, c’è una scena che trovo super commovente: quella del ragazzino handicappato che gioca al Game Boy. Mi rievoca l’infanzia: quand’ero piccina e la mia mano destra era un po’ più collaborativa ricordo infinite partite al Nintendo 64 con mia sorella, e i crampi alle dita post gameover, devastanti, ma che non mi hanno fatto mai rinunciare a una giocata.
In cima alla hit parade dei miei rimpianti futili, insieme a un paio di scarpe lucide col tacco e una tote bag ci stanno XBox e Playstation.
Quindi, appena approdata nel luccicante lunapark dello smartphone (meglio noto come Google Play), sono stata risucchiata – oltre che dall’inevitabile Ruzzle anche nel vortice di Fruit Ninja. Ma proprio una cosa che chi non mi ha mai vista giocare non ha idea.
Giocare con una mano sola è faticoso (dal momento che non puoi tenere fermo il telefono devi  tenere il dito incollato allo schermo mentre il cell scivola in lungo e in largo sul tavolo) e richiede uno sforzo notevole al collo. Immaginatevi la sottoscritta che fa scorrere su è giù  l’indice sul monitor, con il collo proteso a mò di giraffa spastica in tensione e le pupille dilatate per la concentrazione.

Scene della vita domestica: Lo sciò e i record
Sto giocando, sento la chiava che gira nella toppa è Marcall center che rientra e mi saluta:
«Ciao Amore :D»
«’Ao… Azz m’è sfuggita la banana»
«Ma lo sai che oggi ho visto in piazza Duomo, un assembramento di olgettine che esibiva un allevamento di porci con le ali, in attesa di essere ricevuta dal Cardinal Scola che…»
«Mmm… interessante»
«E c’era Pisapia un attimo perplesso che si domandava se dopo la doggy bag  per le cacchine dei cani è il caso di suggerire la piggy bag, quando a un certo punto… »
«Scusa amore, ma non ti sto proprio seguendo, casso l’anguria!!!»
Marcoccola si china per abbracciarmi, e lo stringo facendo passare il cell sotto l’incavo del suo braccio. Lampo nel mio sguardo
«Combofruit da quattro!!!! Idolo, amore mi fai un applauso?»

 Mi rendo conto che affettare pere , manghi e angurie virtuali non è nemmeno un gioco vero e proprio, ma solo un passatempo, in certi momenti anche un po’ del cazzo. Sono eterodiretta da una specie di ipnotico incantesimo affetta banane. Perché in certi momenti, quando batto i miei record mi fa stare benissimo. Credo sia una cosa che abbia a che fare con le endorfine. 
Ieri mi è venuto in mente che forse potrei sentirmi altrettanto yeah praticando una qualche disciplina sportiva – un pensiero che non avevo mai formulato in vita mia . Da nevrotica pignola cronica quale sono l’idea di fare qualcosa di fisico come ci riesco – e cioè  a cazzo di cane spastico – fino ad ora mi ha dato ai nervi.
Quando qualche tempo fa Marcoach mi ha proposto di iscriverci alla piscina a casa l’ho mandato a sguazzare in una pozzanghera di mavaffa e levatelo dalla zucca sempre più stempiata.
Anche se rimango ferrea nel mio no al nuoto può darsi che a breve mi apra a nuove, dinamiche possibilità sportive…

Forse il cambiamento ha qualcosa a che vedere con il punto 14) dell’elenco stilato in questo post.
Ah, La grande crisi dei Ventinove
… Ma secondo voi che fa una spastica quasi trent’enne che non ha mai praticato altra disciplina che la corsa alle vetrine, il tuffo nella vaschetta di gelato o il sollevamento del libro, in cosa si butta? Darmi all’ippica come feci all’età di otto anni in città è un arduo: qualcuno ha consigli in merito?

sabato 6 luglio 2013

Raggi ultraviolenti: dolori che trafiggono il collo e un pizzico di sana (?) ispirazione



Dopo più di due anni,  mi rendo conto che in ambito creativo è tornato il sereno, anche se si sono scatenate cervicalgie devastanti.
In attesa di tempi migliori e meno dolenti, sto leggendo Il mestiere dello scrittore di John Gardner con la sensazione che sia il libro giusto al momento giusto.
Fa venir voglia di organizzare una seduta spiritica e evocare lo spirito dell’autore per farsi dare qualche buon consiglio extra e una pacca di incoraggiamento.

Qualche mese fa avevo scritto che mi era riaffiorata l’ispirazione, oggi sono abbastanza sicura di aver messo a fuoco il personaggio di cui mi piacerebbe raccontare, una persona secca e perfida, così cattiva che farebbe tremare come foglioline indifese la matrigna di Biancaneve  e l’orco di Pollicino. Una cattiva pura, una che se la strega di Hansel & Gretel ci mette troppo a far ingrassare il pupo o non rispetta gli obbiettivi mensili di selezione, cottura e messa in vendita sul mercato di carne umana fa in modo che la fiabesca megera si licenzi in tronco, senza star troppo a sindacare.
Ci sono persone che passano nel tritacarne il prossimo per frustrazione personale, per inconsapevolezza, perché credono che questo gli giovi in qualche modo nella carriera, in amore o nella vita; altri lo fanno perché credono di rafforzare l’indole della tenera vittima o perché proprio non se ne rendono conto.Ma pochi, pochissimi lo fanno animati da una sincera e genuina volontà di perseguire il MALE puro, consapevolmente votati alle Forze Oscure dell’entropia e dell’annientamento totale. Mi sorprende continuare a ruminare su questa questione al punto da intasarmi i neuroni.
Io, che qualche anno fa, avevo trascritto da un libro:

«Non ci sono zone d'ombra nella realtà: nessun cuore è impoetico e morto: se un grande scrittore penetra nell' animo più convenzionale, vi troverà tesori di freschezza, di allegria vitale, di estro, di fantasia, e finirà per innamorarsene come se stesse rappresentando il principe Andrej o Stravrogin» (P. Citati, Tolstoj)


Sarà  che sono una scrittrice piccina picciò ma negli anni ho iniziato a dubitare del fatto che nessun cuore è impoetico e morto: molti brulicano di strisciante meschineria, un po kitsch.  Qualcuno invece pulsa dell’oscura e purissima luce del male, o almeno ho iniziato a pensarla così, con tanti saluti al mio sincero cattobuonismo e all’indole da Polyanna appena un filo pulp.
Magari è una stronzata ( ricordati vecchia mia, ci vuole fiducia!) ma il tema mi sembra interessante e si merita – forse - la possibilità di un approfondimento un attimo più articolato. Che ci guidi e ci protegga  il Virgilio dei narratori insicuri nelle bolge dei ripensamenti e delle crisi di autostima.