domenica 6 luglio 2014

Il complesso di infimità

Il Talmud dice che il Giorno del Giudizio ci verrà chiesto conto di tutte le volte che avremmo potuto divertirci e non l'abbiam fatto. Di conseguenza,  mi sono già immaginata trilioni di volte il Signore Iddio che mi agita l'indice sotto al naso e mi fissa con lo sguardo di chi vuol mangiarti la faccia: «C'erano i cappellini e le trombette di carta, le stelle filanti, la Coca Cola, Brigitte Bardot-Bardot, la birra e anche un tiro di canna per  chiudere in bellezza, ma tu niente. Sempre lì vigliaccamente a cercare il mondo, di non scontentare parenti, amici, capi, colleghi, mamme, fidanzati, la commessa della Feltrinelli che s'incazza perché dice che il titolo che le hai chiesto non è disponibile in italiano e non era mica vero. Se uno strazio patetico. Una noia infinita. Già con le mutande abbassate prima che te lo mettano nel culo, nella speranza che ti facciano meno male. E non hai mai dico MAI capito che così il prossimo tuo si sente autorizzato a infierire ancora di più, a darti la rispostaccia che non si permetterebbe mai di dare ad anima viva, morta o X».

Ok, anche il fatto che in questo mio film mentale abbia trasformato Dio, Padre amorevole, nel mio Super Io spietato, la dice lunga sul mio complesso. No, non è un complesso di inferiorità. Il mio è un complesso di infimità. Qualcuno mi aiuti. Perché l'estate, l'afa, il caldo mi fanno sentire una scoreggina che ondeggia sulle due gambine, ancora più fetida.

E no, caro lettore. Non funziona se mi dici di fregarmene. Perché, caro lettore, come reagiresti se me ne fregassi proprio di te?


Vi ricordate di Edna 'O Brien e della sua trilogia di cui ho scritto qualche settimana fa? Ieri, alla Feltrinelli, dove la commessa mi ha risposto che Il libro di George Sand non esisteva in traduzione italiana, quando invece l'aveva pubblicato proprio la Feltrinelli  (e non ho avuto il coraggio di dirglielo!!!) ero indecisa se comprare un manuale di autostima, cosa che non ho fatto  perché avevo paura di far incazzare e/o preoccupare Marco. Poi da uno scaffale di letteratura ho visto Country Girl,  l'autobiografia di Edna 'O Brien, che mi fissava. Allora ho preso quella, insieme a Grandi Regine di Roberto Piumini e Santa Barbara dei Fulmini di Jorge Amado, perché 'sta settimana avevo un po' di soldi extra. Mi immagino sempre la scrittura della'O Brien come una fantasia a righe rosa e grigie, senza pretese, ma genuina, e proprio in questa rosea autenticità sta la sua forza e la sua grandezza consolante.

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