Rileggo Vita Standard di un venditore provvisorio di collant
.
Qualcuno diceva che da giovani si legge e da adulti si rilegge, ecco quindi che nel blog risuona un inequivocabile segnale di adultità.
Qualcuno diceva che da giovani si legge e da adulti si rilegge, ecco quindi che nel blog risuona un inequivocabile segnale di adultità.
Ma più che la mia (improbabile), mi sorprende la maturità
della prosa busiana, che assomiglia incredibilmente a preveggenza (la prima
edizione è del 1985). A me lascia sempre incantata la chirurgica delicatezza
con cui Busi affronta certi temi.
A rileggere quelle pagine lì colgo meglio la struttura narrativa, i rimandi interni, i parallelismi tra personaggi, i ribaltamenti: all’imprenditore micro borghese che sfrutta le babau deformi per la sua industra nasce la figlia mongoloide. E da bravo cattobigotto vorrebbe farla fuori.
A rileggere quelle pagine lì colgo meglio la struttura narrativa, i rimandi interni, i parallelismi tra personaggi, i ribaltamenti: all’imprenditore micro borghese che sfrutta le babau deformi per la sua industra nasce la figlia mongoloide. E da bravo cattobigotto vorrebbe farla fuori.
Qualche giorno fa girava
voce che lo Stato, in attesa di poter tagliare la testa ai disabili stava tagliando tutto il resto. Poi il Governo ha fatto marcia indietro,
ma la cosa non mi sorprende.
Non è per cinismo, è che le persone fanno fatica a capire quanta fatica ci mette un povero stronzo handicappato ad andare avanti. Senza – beninteso – voler affermare che per i poveri stronzi normodotati la vita sia rose e fiori.
Non è per cinismo, è che le persone fanno fatica a capire quanta fatica ci mette un povero stronzo handicappato ad andare avanti. Senza – beninteso – voler affermare che per i poveri stronzi normodotati la vita sia rose e fiori.
Ognuno di noi ha un sacco di problemi. E il sacco di
problemi personali un handicap ambulante se lo tira dietro in un corpo provato dalla vita,
in molti casi già da embrione.
Da questo corpo tarato derivano 2 ordini di problemi:
1) logistici
2) culturali
1) logistici
2) culturali
Quando sono sotto la doccia e chiamo ‘Mooreee, non è per un preludio
di un gocciolante momento di passione
che chiamo Marco.
E’ per aiutarmi a uscire. Perché certi giorni ce la faccio, certi altri no.
Non è una cosa facile da spiattellare in giro. E’ la tipica situazione che preferisco rimuovere, come il fatto che non riesco a tagliarmi la carne nel piatto.
E’ per aiutarmi a uscire. Perché certi giorni ce la faccio, certi altri no.
Non è una cosa facile da spiattellare in giro. E’ la tipica situazione che preferisco rimuovere, come il fatto che non riesco a tagliarmi la carne nel piatto.
Poi con un
deflagrante effetto domino, da tutti questi impedimenti fisici deriva un’infinita serie di pregiudizi
culturali .
Spesso si tratta di veri e propri voli pindarici rispetto
alle questioni strettamente pratiche che
li hanno generati. Ad esempio il fatto che da handicappati non si possa
lavorare, o che il beato handicappato (in realtà falso ebete) non possa comprendere tutta la galassia di altri
dilemmi che affligge il resto del mondo, ma che in realtà condizionano anche
lui. Avere problemi di salute non ti esonera da tutti gli altri, ma questo
tantissima gente non lo sa.
E credo che non lo sappia nemmeno lo Stato italiano, ma - lo
ripeto - non mi sorprende perché un’istituzione è espressione di quello che un
paese è. La beata ignoranza dello
Stato non è aggressiva, direi piuttosto che sembra una quieta e pigra
indolenza, condita da una buona dose di auto-indulgenza.
Mettersi nei panni
altrui è sempre imbarazzante, perché farlo per soggetti così poco appetitosi
dal punto di vista economico, relazionale, sessuale e elettorale? Mah, boh, umpf.
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