In un film, di alcuni anni fa Le chiavi di casa, quello ispirato a Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, c’è una scena che trovo super
commovente: quella del ragazzino handicappato che gioca al Game Boy. Mi rievoca
l’infanzia: quand’ero piccina e la mia mano destra era un po’ più collaborativa
ricordo infinite partite al Nintendo 64 con mia sorella, e i crampi alle dita
post gameover, devastanti, ma che non
mi hanno fatto mai rinunciare a una giocata.
In cima alla hit parade dei miei rimpianti futili, insieme a un paio di scarpe lucide col tacco
e una tote bag ci stanno XBox e
Playstation.
Quindi, appena approdata nel luccicante lunapark dello
smartphone (meglio noto come Google Play), sono stata risucchiata – oltre che dall’inevitabile
Ruzzle anche nel vortice di Fruit Ninja.
Ma proprio una cosa che chi non mi ha mai vista giocare non ha idea.
Giocare con una mano sola è faticoso (dal momento che non puoi tenere fermo il telefono devi tenere il dito incollato allo schermo mentre il cell scivola in lungo e in largo sul tavolo) e richiede uno sforzo notevole al collo. Immaginatevi la sottoscritta che fa scorrere su è giù l’indice sul monitor, con il collo proteso a mò di giraffa spastica in tensione e le pupille dilatate per la concentrazione.
Giocare con una mano sola è faticoso (dal momento che non puoi tenere fermo il telefono devi tenere il dito incollato allo schermo mentre il cell scivola in lungo e in largo sul tavolo) e richiede uno sforzo notevole al collo. Immaginatevi la sottoscritta che fa scorrere su è giù l’indice sul monitor, con il collo proteso a mò di giraffa spastica in tensione e le pupille dilatate per la concentrazione.
Scene della vita domestica: Lo sciò e i record
Sto giocando, sento la chiava che gira nella toppa è Marcall center che rientra e mi saluta:
«Ciao Amore :D»
«’Ao… Azz m’è sfuggita la banana»
Sto giocando, sento la chiava che gira nella toppa è Marcall center che rientra e mi saluta:
«Ciao Amore :D»
«’Ao… Azz m’è sfuggita la banana»
«Ma lo sai che oggi ho visto in piazza Duomo, un
assembramento di olgettine che esibiva un allevamento di porci con le ali, in
attesa di essere ricevuta dal Cardinal Scola che…»
«Mmm… interessante»
«E c’era Pisapia un attimo perplesso che si domandava se
dopo la doggy bag per le cacchine dei cani è il caso di suggerire la piggy bag, quando a un certo punto…
»
«Scusa amore, ma non ti sto proprio seguendo, casso l’anguria!!!»
Marcoccola si china
per abbracciarmi, e lo stringo facendo passare il cell sotto l’incavo del suo
braccio. Lampo nel mio sguardo
«Combofruit da quattro!!!! Idolo, amore mi fai un applauso?»
Mi rendo conto che
affettare pere , manghi e angurie virtuali non è nemmeno un gioco vero e proprio,
ma solo un passatempo, in certi momenti anche un po’ del cazzo. Sono eterodiretta da una specie di ipnotico incantesimo affetta banane. Perché in
certi momenti, quando batto i miei record mi fa stare benissimo. Credo sia una
cosa che abbia a che fare con le endorfine.
Ieri mi è venuto in mente che forse potrei sentirmi altrettanto
yeah praticando una qualche
disciplina sportiva – un pensiero che non avevo mai formulato in vita mia . Da
nevrotica pignola cronica quale sono l’idea di fare qualcosa di fisico come ci
riesco – e cioè a cazzo di cane spastico
– fino ad ora mi ha dato ai nervi.
Quando qualche tempo fa Marcoach mi ha proposto di
iscriverci alla piscina a casa l’ho mandato a sguazzare in una pozzanghera di
mavaffa e levatelo dalla zucca sempre più stempiata.
Anche se rimango ferrea nel mio no al nuoto può darsi che a
breve mi apra a nuove, dinamiche possibilità sportive…
Forse il cambiamento ha qualcosa a che vedere con il punto
14) dell’elenco stilato in questo
post.
Ah, La grande crisi dei Ventinove… Ma secondo voi che fa una spastica quasi trent’enne che non ha mai praticato altra disciplina che la corsa alle vetrine, il tuffo nella vaschetta di gelato o il sollevamento del libro, in cosa si butta? Darmi all’ippica come feci all’età di otto anni in città è un arduo: qualcuno ha consigli in merito?
Ah, La grande crisi dei Ventinove… Ma secondo voi che fa una spastica quasi trent’enne che non ha mai praticato altra disciplina che la corsa alle vetrine, il tuffo nella vaschetta di gelato o il sollevamento del libro, in cosa si butta? Darmi all’ippica come feci all’età di otto anni in città è un arduo: qualcuno ha consigli in merito?
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