«Le persone bruciate alla nascita, quelle colpite e offese oltre
ogni giustizia, finiscono per ripiegarsi nel loro stesso fuoco o per risorgere»
(p 379)
Come vedete proseguo con tenacia nella lettura di Infinite Jest.
Mi godo le piccole gioie quotidiane della convivenza.
Mi godo le piccole gioie quotidiane della convivenza.
Persevero anche nel tentativo di non sentirmi discriminata ma
in questo caso i risultati non sono granché anche se sono tutta protesa nel riuscirci.
Certi accadimenti sono come la puntura di una zanzara: non puoi fare a meno di continuare a pensarci perché prude, prude da matti e di grattarti a sangue, fino a che – un bel giorno - non passa.
Più mi sforzo di non pensarci e più il cervello ci ronza
intorno.
(Stanotte ho svegliato Marco per farmi mettere il Polaramin
sul piede sinistro ecco da dove mi è venuto il paragone ditterico) .
Forse questo fastidiosa irritazione uno la sente fino al
giorno in cui non si sveglia ed è assuefatto.
Si abitua alla discriminazione come a un rumore di fondo
costante che non sente neanche più.
E non brucia né risorge: semplicemente sussiste.
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