Mark dark è in preda alla new wave e mentre scrivo –
ascoltando i Matia Bazar – mi rendo conto di quanto siano
derivativi i Baustelle.
Sto anche rivalutando prepotentemente Valeria Rossi, come ha
osservato qualcuno le droghe di cui dispone sono molto più potenti delle
nostre. Certo i tormentoni musicali perseguono delle vie
misteriose e infinite, tipo Vamos a la
playa, come ricostruisce questo
articolo di Repubblica.
Scoprire che i Fratelli Righeira, non sono consanguinei mi
turba e che il brano sia stato in origine un pezzo dark quasi mi sconvolge.
È incredibile come la
vita e l’industria musicale snaturino le cose.
Uno parte con delle convinzioni, delle idee e si ritrova ad
avere degli atteggiamenti che non avrebbe mai immaginato.
Tipo l’espressione faccina di culo: «È un problema mio?» che
sto imparando a usare nei rapporti con la ggente
in modo sorprendentemente disinvolto.
Assisto a un drastico calo del mio livello di empatia e mi chiedo se sia un bene oppure no.
Cioè, sto iniziando a costruirci una diga intorno per tenerla sotto il livello di guardia.
Alla fatidica soglia dei trenta, mi sono accorta che non è sano ignorare sistematicamente le frecciatine e/o i colpi bassi altrui, né giustificare sistematicamente le loro scempiaggini comportamentali. É come andare in giro con un cartello “Fottetemi : )” appeso al collo.
Spero di non diventare mai quel genere di individuo Tyrannosaurus rex che attacca per primo o ti fa capire di sentirsi più furba e in gamba, tre cazzi e mezzo sopra di te.
Però mi sono arresa all’idea che uno anche se non è capace o non vuole partire all’attacco deve però saper giocare in difesa, per forza: «Se tu provi a mettermelo nel culo ti faccio vedere che lo trasformo in un boomerang e te lo recapito proprio lì dove pensavi di metterlo a me» o almeno a snocciolare la teoria del karma alle Vittime della propria sconfinata sensibilità: «A ogni azione corrisponde a una reazione. Se il risultato è questo prova a farti un paio di domandine su come cazzo hai agito prima. Auguri!».
Assisto a un drastico calo del mio livello di empatia e mi chiedo se sia un bene oppure no.
Cioè, sto iniziando a costruirci una diga intorno per tenerla sotto il livello di guardia.
Alla fatidica soglia dei trenta, mi sono accorta che non è sano ignorare sistematicamente le frecciatine e/o i colpi bassi altrui, né giustificare sistematicamente le loro scempiaggini comportamentali. É come andare in giro con un cartello “Fottetemi : )” appeso al collo.
Spero di non diventare mai quel genere di individuo Tyrannosaurus rex che attacca per primo o ti fa capire di sentirsi più furba e in gamba, tre cazzi e mezzo sopra di te.
Però mi sono arresa all’idea che uno anche se non è capace o non vuole partire all’attacco deve però saper giocare in difesa, per forza: «Se tu provi a mettermelo nel culo ti faccio vedere che lo trasformo in un boomerang e te lo recapito proprio lì dove pensavi di metterlo a me» o almeno a snocciolare la teoria del karma alle Vittime della propria sconfinata sensibilità: «A ogni azione corrisponde a una reazione. Se il risultato è questo prova a farti un paio di domandine su come cazzo hai agito prima. Auguri!».
Intanto che digito queste cose continua a venirmi in mente
una dichiarazione di Courtney Love: «Il cinismo è il male», che continuo a
condividere al 100% - e mi chiedo se non cozzi con la mia forma mentis in fase
di restyling -.
Magari uno inizia con le osservazioni che sto facendo io e
poi si ritrova trasformato in un ibrido tra Adolf Hitler e Crudelia Demon. Aiuto!
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