Non si tratta di una setta i cui adepti copulano a mani giunte, ma è una sorta di perversione, fissazione per le persone disabili.
Credo che la maggior parte di ragazze handicappate, almeno una volta nella vita, all'apice dello sconforto esistenziale, si sia ritrovata a pensare che un devoto, sia il meglio che si possa aspettare dalla propria vita sentimentale.
A questo proposito Marco potrebbe confermare la serie di interrogatori serrati a cui l'ho sottoposto prima che ci mettessimo insieme per assicurarsi che non appartenesse alla categoria: è un miracolo che non mi abbia mandata affanculo per direttissima, ma oggi deve averlo rimosso (pochi secondi fa: «Tu lo sai cos'è un devotee?» «No»).
Premesso che una persona adulta e vaccinata può sviluppare tutti i feticismi che vuole senza nuocere a sé o agli altri (il dibattito ferve e testimonianze controcorrente come questa non mancano), è molto triste per un'adolescente o una giovane donna disabile pensare che la sua unica chanche sentimentale passa per una persona per cui lei è solo la sua sedia a rotelle, la sua paralisi o il suo arto mancante. Poi generalmente si cresce, si incontra qualcuno o, anche se al momento si è sole si inizia a considerare quelle mail di uomini tutti puntualmente - molto sensibili - una fastidiosa forma di spam.
Tuttavia credo che sia conque antipatico gestire il vago senso di umiliazione che si accompagna a questi contatti di morti di figa e di patologia. Che naturalmente non è appannaggio di normodotati, brutti, sporchi e in salute.
Sempre Valentina, raccontava di un approccio avvenuto online. Apre la casella di posta di un sito di incontri e legge «Ciao, anche io sono disabile sai?». Che fortuna, sposiamoci subito!
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