Ieri in sbufficio non so perché a un certo punto ha preso il via
una discussione sui numeri e così ho
(ri)scoperto che oltre ai numeri interi ne esistono di tanti tipi diversi
oltre ai decimali, interi e con la
virgola. Ho scoperto che ci sono anche gli irrazionali che forse sono
quelli che digito io al lavoro, in preda al panico computazionale e i surreali (le
sviste nei conteggi?).
A me è toccato un abaco.
Più che un’avversione nei confronti della matematica nutro un vero,
sacro terrore dei conteggi: mi perdo in un bicchiere di calcoli.
Mi ricordo ancora la prima lezione: la maestra ci aveva fatto disegnare dei cerchi rossi con dentro gli oggetti che c’erano sul banco o sulla cattedra. Poi aveva iniziato a spiegare la teoria degli insiemi.
Io ho pensato:«Eeeeeeeeehhhhhhhh?!».
Mi ricordo ancora la prima lezione: la maestra ci aveva fatto disegnare dei cerchi rossi con dentro gli oggetti che c’erano sul banco o sulla cattedra. Poi aveva iniziato a spiegare la teoria degli insiemi.
Io ho pensato:«Eeeeeeeeehhhhhhhh?!».
I 23 anni seguenti sono tristemente noti.
Dall’anima pia che mi dava
ripetizioni al liceo e se n’è andata a prendere i voti a mia mamma che - una volta che mio padre si era messo in
testa che dovevo iscrivermi a economia o ingegneria – gli ha risposto: «Ma se
l’è gnè buna de fa du più du gnè cò la calcolatrice».
Te ne pentirai, mi si ripeteva, e
devo dire che sì ho avuto più di un’occasione di rimpiangere i miei limiti computazionali, soprattutto le
volte che stavo cercando un impiego e le offerte per le categorie protette sono
interamente dedicate a impiegati o contabili. Un handicappato deve compensare i
suoi limiti fisici potenziando le sue capacità di calcolo; se non ce la fa
rimarrà sempre un debito per la società tutta, e io mi sa che rimarrò
insolvente a vita.
L’epilogo si sarebbe forse potuto cambiare se mi fossi imbattuta nella storia dei numeri o se un angelo mi fosse apparso in sogno, rivelando a quella me stessa seienne che la radice di aritmetica è la stessa di arte e ritmo, cosa che ho scoperto una quindicina d’anni dopo preparando un esame di semiotica. La matematica – come i racconti – è un principio ordinatore della realtà dovrebbe aiutare a tenere sotto controllo il reale, non farci dare di matto.
Se masticate anche un po’ di drammaturgia sapete anche che una struttura narrativa assomiglia a un grafico.
Vorrei poter ricominciare da capo alla luce di tutte queste info.
Sarei stata una persona più dotata e brillante.
Al pentimento segue il perdono dello Spirito dell’aritmetica?
Come ripopolare di neuroni la parte del cervello che presiede ai conti e sottarre un po'di inadeguatezza, moltiplicando la fiducia in se stessi?
Al pentimento segue il perdono dello Spirito dell’aritmetica?
Come ripopolare di neuroni la parte del cervello che presiede ai conti e sottarre un po'di inadeguatezza, moltiplicando la fiducia in se stessi?
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