«Mentre scrivo queste parole già rimpiango di averle scritte, perché ho paura che mi facciano sembrare più nevrotica di quanto non sono. Al tempo stesso, temo che mi facciano sembrare esattamente nevrotica come sono, e rimpiango di non averlo saputo nascondere meglio. Rimpiango in continuazione di rimpiangere le cose, perché potrei investire la mia immaginazione in scopi migliori. Non solo: rimpiango anche di sentirmi in dovere di parlare dei miei rimpianti, non soltanto in terapia ma a cena, al parco giochi, al telefono e sulla carta stampata.
In parte lo rimpiango perché sono fortemente consapevole di come vengono percepiti i miei rimpianti quando li esprimo. Ciò che desidero è esplorare a fondo universi paralleli e esiti alternativi possibili (...).
Credo in un certo senso di essere arrivata a a considerare il rimpianto come un gioco deduttivo che, pur non essendo quasi mai divertente, alla fine riuscirà a risolvere tutti i misteri della vita. Era questo il mio obiettivo? Avrei potuto prevedere un risultato del genere? Come sono arrivata fin qui? ».
Carina Chocano, Cos'è il rimpianto, su Internazionale n°1050; 9/15 maggio 2014
Ciao, è un peccato che i blog abbiano perso l'appeal di una volta. Ormai si accende il pc, si carica il browser, e si va direttamente su Facebook senza schiodarsi più da lì! Stanotte cercavo informazioni proprio sulle categorie protette, così sono finito qui, e post dopo post, mi sono ritrovato a leggere per una mezz'ora i pensieri di qualcuno che nemmeno conosco, ma che mi sembravano essere quelli di un'amica di lunga data! Complimenti vivissimi, scrivi in maniera sublime mi hai fatto trascorrere una piacevole mezz'ora. Spero di ricordarmi di passare ancora di qui in futuro.
RispondiEliminaCiao
Giuseppe
@Grazie di cuore Giuseppe! <3
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