sabato 6 luglio 2013

Raggi ultraviolenti: dolori che trafiggono il collo e un pizzico di sana (?) ispirazione



Dopo più di due anni,  mi rendo conto che in ambito creativo è tornato il sereno, anche se si sono scatenate cervicalgie devastanti.
In attesa di tempi migliori e meno dolenti, sto leggendo Il mestiere dello scrittore di John Gardner con la sensazione che sia il libro giusto al momento giusto.
Fa venir voglia di organizzare una seduta spiritica e evocare lo spirito dell’autore per farsi dare qualche buon consiglio extra e una pacca di incoraggiamento.

Qualche mese fa avevo scritto che mi era riaffiorata l’ispirazione, oggi sono abbastanza sicura di aver messo a fuoco il personaggio di cui mi piacerebbe raccontare, una persona secca e perfida, così cattiva che farebbe tremare come foglioline indifese la matrigna di Biancaneve  e l’orco di Pollicino. Una cattiva pura, una che se la strega di Hansel & Gretel ci mette troppo a far ingrassare il pupo o non rispetta gli obbiettivi mensili di selezione, cottura e messa in vendita sul mercato di carne umana fa in modo che la fiabesca megera si licenzi in tronco, senza star troppo a sindacare.
Ci sono persone che passano nel tritacarne il prossimo per frustrazione personale, per inconsapevolezza, perché credono che questo gli giovi in qualche modo nella carriera, in amore o nella vita; altri lo fanno perché credono di rafforzare l’indole della tenera vittima o perché proprio non se ne rendono conto.Ma pochi, pochissimi lo fanno animati da una sincera e genuina volontà di perseguire il MALE puro, consapevolmente votati alle Forze Oscure dell’entropia e dell’annientamento totale. Mi sorprende continuare a ruminare su questa questione al punto da intasarmi i neuroni.
Io, che qualche anno fa, avevo trascritto da un libro:

«Non ci sono zone d'ombra nella realtà: nessun cuore è impoetico e morto: se un grande scrittore penetra nell' animo più convenzionale, vi troverà tesori di freschezza, di allegria vitale, di estro, di fantasia, e finirà per innamorarsene come se stesse rappresentando il principe Andrej o Stravrogin» (P. Citati, Tolstoj)


Sarà  che sono una scrittrice piccina picciò ma negli anni ho iniziato a dubitare del fatto che nessun cuore è impoetico e morto: molti brulicano di strisciante meschineria, un po kitsch.  Qualcuno invece pulsa dell’oscura e purissima luce del male, o almeno ho iniziato a pensarla così, con tanti saluti al mio sincero cattobuonismo e all’indole da Polyanna appena un filo pulp.
Magari è una stronzata ( ricordati vecchia mia, ci vuole fiducia!) ma il tema mi sembra interessante e si merita – forse - la possibilità di un approfondimento un attimo più articolato. Che ci guidi e ci protegga  il Virgilio dei narratori insicuri nelle bolge dei ripensamenti e delle crisi di autostima.

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