sabato 12 gennaio 2013

Lei è tornata, forse



Da qualche parte in Limonov di Le Carrère si legge che un buon bolscevico è quello a cui se gli viene detto che una cosa bianca è nera aderisce a questo diktat e se ne persuade intimamente. Questa,signori, è l’essenza del totalitarismo.
In settimana mi è successa una cosa analoga: mi è stato chiesto di dichiarare che una cosa nera come le abnormi orecchie di Topolino era in realtà candida come le piume sul culo di zio Paperone.
Ho dovuto fare buon viso – in gergo lo si chiama faccina di culo – a cattivo gioco ma in cambio ho sentito una scarica di ispirazione attraversarmi la spina dorsale. Potente come la deflagrazione di una scoreggia nel cuore della notte. Qui, gente si sta concependo un  Post Office 2.0. Anzi no, concepire è una parola grossa, diciamo che avverto una decisa spinta propulsiva a buttar giù un paio di cose, e a buttarle giù in un modo fluido e cristallino, bello da leggere – alla faccia di Verja Catty -.

Non ce la facevo a non scriverlo ma questo discorso lo approfondirò con pochi interlocutori fidati e sceltissimi  tipo Beerman  e anche Davide, che per il momento non sanno ancora niente. Nemmeno Marco è al corrente, insomma nessuno sa un cazzo fino a quando questo post non andrà online.

Io ho bisogno – mentre scrivo – che qualcuno mi legga. Non ho abbastanza fiducia in me stessa, abbastanza autostima per scrivere e riscrivere decine di cartelle, editarle, lucidarle e poi dire a qualcuno: «Toh, leggi». Io sono una che alla seconda pagina si ferma, si allontana di mezzo metro dal monitor, scuote la testa e mentre inizia a sbatterla contro il muro si mette a urlare «Ma che fregnacce ho scritto?» e poi cestina tutto. Qui bisogna perseverare, resistere, essere i primi dissidenti di se stessi.

Decisamente la lettura della biografia di Limonov mi sta influenzando mica male. E pensare che l’ho comprato per caso perché era l’Offerta Lampo del giorno su Amazon attratta esclusivamente dal prezzo poco meno che stracciato. : «Manca solo che mi metto a comprare gli ebook a cazzo» mi son detta. E invece Limonov è una di quelle biografie potenti di scrittori di culto che espolodono come granata nel cuore degli altri aspiranti scrittori di culto.
Tra l’altro, Eduard Limonov è una specie di scrittore di culto – un Bukowski dell’ex URSS – suo malgrado. Pare che gli interessino solo la fama e la rivoluzione. O forse no. Del resto chi sogna di lasciare un segno nel mondo della letteratura, superati i 30 difficilmente è così naïf da sbandierarlo ai  quattro venti. Meglio passare per stalinista nostalgico nella Russia sbarellata di Putin.  

1 commento:

  1. postoffa pure, cinaskina! io ti seguo
    fammi sapere quando ci si può vedere che ne parliamo
    beerman

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