sabato 14 aprile 2012

A volte ritornano

L’altro giorno la mia collega Vegana mi fa: «Quando fai pausa chiamami che ti devo dire una cosa»
«Brutta?»
Che le sia scaduto il seitan?
Che abbia ricevuto un 2 di picche tonante?
Le tocca recensire un libro che è una vera merda?
«No,anzi»
Che abbia trovato per strada un buono regalo della Feltrinelli da 10000 Euro?
Che abbia appena conosciuto l’amore della sua vita?
O forse ha  deciso di piantare tutto per avviare una piantagione di sedano bio?
Ci alziamo e… cosa mi sventaglia sotto il naso, davanti alla macchinetta del caffè?

Qualcuno ricorderà Voragine forever, la mia farraginosa opera prima.
Con aria soddisfatta, me ne sventola una copia sotto il naso.
Mentre la copertina lilla mi osserva, mi accorgo di essere arrossita.
«Ero giovane, era il mio primo blog, è stata una cosa immatura…»

Scopro che, nonostante sia un’opera acerba e scarsamente premeditata, le è pure piaciuto.
Con un tono che mi pare addirittura ammirato, mi rilegge un paio di frasi.
Mi dice che sono riflessioni molto mature, che lei a vent’anni manco se le sognava.
«É perché ero a letto in fase postoperatoria e avevo un sacco di tempo per pensare. Fortunatamente di solito le persone sane hanno di meglio da fare, quando sono a letto».

Però devo riconoscere che un paio di cose che mi ha letto – e che non ricordavo assolutamente di aver scritto – mi hanno colpito perché sono condite da qualche una saporita intuizione.
Sono brillanti, ecco. Illuminano un groviglio scuro di cazzi kappati.
Avrei avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse a lavorarci su, oppure di un pizzico di maturità  umana & stilistica in più.
Ma c’erano un sacco di spunti. E io ero troppo intimidita per svilupparli fino in fondo. Ero spaventata dalle mie lacune.
In fondo ho passato due decenni convinta che anche al maschile l’articolo indeterminativo volesse l’apostrofo. Poi ho scoperto che l’apostrofo è donna.
E una persona con questi baratri grammaticali come fa ad avere l’audacia di dire io scrivo?
Sembrerebbe di guardare un tacchino che fa la ruota.
Però qualcosa mi dice che è arrivato il momento di rimettersi al lavoro e di andare a caccia di quella Volontà che, secondo Balzac, per uno scrittore faceva la differenza.

E a proposito di scrittori e ‘800 questa settimana ho iniziato a leggere La donna nel XVIII secolo dei fratelli Goncourt, ennesimo prestito di mia sorella. Un saggio appassionante come un romanzo accurato, acuto con una prosa ricca e animata dal gusto dell’ aneddotica sugosa e frusciante.
Mi appaga proprio.

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