sabato 28 settembre 2013

Spaghetti e sparate con poco sugo

Vi ricordate che in Infinite Jest David Foster Wallace indicava i capitoli con i nomi dei prodotti significativi dell'epoca come l'Anno dei Prodotti Caseari dal Cuore dell'America o l'Anno del Pannolone per Adulti Depend?
Ecco, lui ha colto benissimo la tendenza alla brandizzazione sadomaso della nostra epoca, per cui non c'è da atteggiare la boccuccia in un O di sorpresa se le dichiarazioni di un industriale italiano fanno più scalpore nell'opinione di noi poveri stronzi, per dire, del suicidio di un ragazzino che si scopre gay o del fatto che non esistano tipo leggi sulla reversibilità della pensione per  le coppie omosessuali.

Vabbè, anche l'irrilevanza del dibattito politico è  una radicata realtà dei nostri anni; già nei decenni scorsi non si teorizzava «Voti ogni volta che fai la spesa?».
Tutto questo prorompere di tormentoni, parodie su Youtube  e lunghissimi post spaghetto-sociologici mi hanno ricordato un dibattito, che si era sviluppato l'anno scorso, in modo molto più austero e rabbioso e (ahimè) molto meno brillante, su questo post di Umore maligno nell'ambiente  handy friendly. Quando ho letto la feroce ondata di polemiche che si è sollevata contro quella satira mi sono chiesta perché cazzo non si scatena lo stesso pandemonio di indignazione contro l'emarginazione e la discriminazione civile, sociale e  lavorativa delle persone con disabilità.

Anche nel caso italicissimo, gayssimo e pastaiolo di questi giorni abbiamo l'ennesima, superflua prova che l'immagine condiziona ogni cosa; non è una critica, ma un dato di fatto.
Dove c'è Barilla c'è casa, sentivo ripetere da piccola negli anni delle bambine orientali appena adottate che risucchiavano spaghetti ,e lo slogan si è impresso nei cuori di tutta la nostra generazione come un mantra, a prescindere dall'orientamento sessuale, ovvio. Quindi qualcuno, all'invito di mangiare un'altra pasta si è sentito - anche comprensibilmente, eh - sfrattato.

L'idea di un superboicottaggio in allegria ci sta anche, visto che:

1) Se mister Barilla se non ha la sagacia di comprendere che ai suoi occhi di industriale gli omosessuali sono  prima di tutto una bella fettona di consumatori che le sue dichiarazioni potrebbero urtare dovrebbe essere schiacciato dalle medesime, spietate leggi del capitalismo che lasciano senza stipendio uno sproposito di persone ogni giorno.

2) Visto che - come scrivevo prima -  compilare la lista della spesa è un gesto molto più significativo, articolato e d'impatto che mettere una crocetta sul simbolo di una scheda elettorale, l'evoluzione sociale passa per forza dalla lotta politica alla tattica dei consumi. E questo «Mangino un'altra pasta» suona un po' come la miccia della rivoluzione.

3) Ci sono prodotti qualitativamente migliori e questa è una buona occasione per scoprire se ce ne sono anche di più convenienti, senza infilare d'inerzia nel carrello la solita scatola blu.

Con tutto il sugo che si fa, come non cogliere l'orientamento dello spaghetto?


Nonostante tutto, però non posso trattenermi dal pensare che sarebbe bello vedere lo stesso fermento creativo per i quattordicenni che si lanciano dal balcone (ad esempio, in America hanno fatto questo.), o la stessa solidarietà per le persone disabili che vengono picchiate, molestate o emarginate ma non finiscono in rete o su Struscia la Notizia.

Perché indignarsi per le apparenze è è bello, ma cambiare la sostanza della realtà, miei cari mangiatori di pennette rigate è meglio. Intanto attendiamo fiduciosi il prossimo spot barilla dove un maschio spaghetto si infilerà in un sorridente e appagato bucatino, mentre un farfalla si fidanzerà con una tagliatella - transgender - ex tagliolino e tutti vivranno carboidrati e contenti: W l'Itagliolina!

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