sabato 15 febbraio 2014

Felici i felici e beati i generatori di contenut (tipo Diegozilla)

 Giovedì sera ho finito di leggere Felici i felici di Yasmina Reza, che mi sono decisa a comprare in ebook dopo aver letto questa recensione qui. Anche se non ho desiderato di convolare a nozze con la scrittrice ho ammirato un sacco la sua capacità di scandagliare il disturbante nel quotidiano, avrei avuto voglia magari non di farmela ma di abbracciarla al grido di « Yasmina, sorella mia!» sì. Tipo, agli inizi del libro un personaggio maschile durante un litigio al supermercato riflette:

«(...) Si chiama solitudine il carrello della spesa, il reparto olio e aceto,e l'uomo che implora sua moglie sotto i neon. Dico scusami. Scusami, Odille. Odille nella frase non è necessario. Certo Odille non è gentile, aggiungo Odille per sottolineare la mia indifferenza».



Questo passaggio mi ha folgorata. Ho pensato: «Allora è vero, cazzo». Anni di conversazioni su Skype, di ogni tipo, e mi ha sempre messo a disagio vedere digitato il mio nome in fondo a una frase.

Questo non è possibile, Gloria.
Tienilo presente per il futuro, Gloria.
Ci vediamo un'altra volta, Gloria.
Purtroppo non posso farci niente, Gloria.


Ovviamente su Skype spesso virgola e maiuscola se ne vanno allegramente affanculo ma ho preferito aggiungerle per chiarire il senso. E a proposito del significato delle cose che si leggono online volevo condividere un paio di articoli che mi è capitato di leggere in settimana.

Questo l'ha scritto Diegozilla, e questo invece l'ho letto su Wired: incrociate i dati e le osservazioni di entrambi gli articoli e avrete quella che secondo me è la panoramica dei contenuti digitali in questo Paese, com qualche spunto per migliorare lo scenario, che boh al momento mi pare un po' anonimo con il web dove il generalismo è al potere. Io mi ricordo quanto ancora lavoravo in tv e si diceva che la rete avrebbe fatto evolvere l'organizzazione generalista dei contenuti in modo molto più targettizzato e specialistico: ogni utente si sarebbe costruito il proprio palinsesto di contenuti, attingendo dai siti più autorevoli e in linea con i propri interessi: spazio alla competenza, alla freschezza e all'affidabilità.

Ma in un paese popolato di handicappati digitali (Diegozilla ©) e di bulletti nerd che gli fanno lo sgambetto questi sogni sidi un mondo (almeno dell'informazione) migliore sono dissolti presto. Forse è così che muoiono le utopie: almeno in tempi di bit e pixel non durano secoli e si risparmiano agonie lunghe decenni.

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