domenica 1 giugno 2014

Edna O' Brien ce la sa molto più delle Ragazze di campagna!

Anch'io, come molti stronzi, sono rimasta perplessa dallo straincensamento di un libro come Ragazze di Campagna - e l'ho scritto anche su Anobii -.  Frizzante e gradevole, ma  stop con un'unica pagina memorabile, quella in cui la protagonista a Londra si descrive guardandosi allo specchio.
Però qualche settimana fa avevo voglia di leggere qualcosa di  fresco e immediato (una limonata fresca per il cuore) e così mi sono comprata il seguito, che si intitola La ragazza dagli occhi verdi e, una volta finito quello, ho mandato di corsa Marcommesso a prendermi l'ultimo volume della trilogia, Ragazze nella felicità coniugale.

Preso da solo nessuno di questi romanzi è straordinario ma insieme sì, che sono un capolavoro. Era dai tempi di Harry Potter che non mi capitava di leggere qualcosa di così efficace nel suo svilupparsi volume dopo volume.

In particolare, in Ragazze nella felicità coniugale. sono una figata assoluta i capitoli narrati dalla voce di Baba. Nei primi due romanzi la voce narrante è quella della protagonista Caithleen; nell'ultimo invece il racconto è affidato a un narratore esterno, che si alterna alla voce Baba, che nei precedenti libri abbiamo già imparato a conoscere come ragazza forte, volitiva e senza peli sulla lingua. Quello che il lettore non conosce ed, è proprio la sua linguaccia a svelarci, è l'incredibile fragilità di Cate, il lato patologico della sua personalità «troppo buona, quel genere di bontà insulsa... capito no?» (p.9)
Baba invece è  personalità tagliente e fatalista, che guarda le cose in faccia e quando rimane incinta  del suo amante, dopo aver provato inutilmente con l'aborto fai da te commenta:« Se volete che vi dica che il crimine non paga va bene, ve lo dico subito, ma lasciatemi anche dire che la virtù non paga, è tutta una questione di fortuna, e la nostra vita è li a dimostrarlo. Bambini, pensai. Che Dio li aiuti perché non sanno da che razza di bastardi sono nati» (p.153)

E qualche pagina prima: «Io so che un minuto dopo che hai chiesto scusa a qualcuno, quello ti pugnala alle spalle ».

Caithleen (che nell'ultimo volume è dventata Kate) invece si zerbinizza, si fa calpestare in nome della bontà e si autodisintegra. Inutile dire che temo che prima o poi capiterà anche a me, che potrei andare in giro con un capello fatto coi piedi che mi mettono in testa. Edna O' Brien ci ricorda quello che aveva già detto Balzac in La Cugina Bette ovvero che le più grandi virtù portate all'estremo si trasformano nei nostri vizi peggiori.

E io mi chiedo se qualche volta  si porge l'altra guancia per pura e semplice pigrizia perché è più facile una rassegnazione inerziale che rispedire al mittente la merda che ti hanno spalmato in faccia.



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