lunedì 2 giugno 2014

Karoo, o caro Steve Tesich!

Premessa: questo non è tanto un post, quanto una telefonata alla mia amica Al, che data l'ora - adesso sono le 09.15 - e il dì di festa preferisco non chiamare. Ma devo assolutamente dirle di leggere Karoo di Steve Tesich.

Perché parla di una manciata di cose che ossessionano (o hanno ossessionato) entrambe ovvero:

1) La drammaturgia
2) Il rapporto tra la drammaturgia e la vita
3) Gli uomini irrecuperabilmente egocentrici
4) Dio

Grazie al Cielo la voce 3 è stata depennata per entrambe, ma le altre credo sussistano ancora tutte.
A dire il vero un po' mi scoccia che qualcuno abbia già scritto un romanzo così ricco e inappuntabile sul rapporto tra la sceneggiatura e la vita, perché quanto la mia fiducia nelle mie capacità di scrittura fa capolino penso sempre che mi piacerebbe raccontare proprio di questo: Affinità e divergenze tra l'ABC della drammaturgia di Yves Lavandier e la nostra vita dove le linee narrative brancolano cazzo di cane.

Però l'ha già fatto l'amico Steve, con questo signor romanzo.

A dire il vero, ho un attimo diffidato prima di iniziare a leggerlo perché nella fascetta si faceva riferimento all'autore come una specie di Mordecai Richler (quello della versione di Barney) e io odio i paragoni con altri autori nelle fascette dei libri, almeno quanto amo Mordecai Richler, ragion per cui ho rischiato di lasciare Karoo lì sullo scaffale della libreria. Ma poi ho letto una buona recensione, e sono uscita a comprarmelo un sabato pomeriggio dopo pranzo.


All'inizio devo ammettere che la prosa mi ha lasciato un filo interdetta, magnifica davvero eh,  ma proprio identica a quella di Richler come stile e temi. Ragion per cui mi sono presa una pausa di una settimanella leggendo altro. E poi tac!, quando l'ho ripreso in mano la sorpresa: a metà del libro la storia decolla lasciando intuire il grande schianto finale e la sua natura tragica - con tanto di catarsi -.
C'è proprio tutto: l'hybris, l'ironia tragica, la colpa oggettiva, quella soggettiva, la catastrofe e appunto, la catarsi.

Solo che invece di essere scritta in versi è in prosa inglese ed è ambientata nell'anno 1991.

A questo punto, vi racconto una cosa.
Ancora mi tormenta che saranno stati 7 anni fa all' esame di drammaturgia ho preso 27. Nessun esame in vita mia mi aveva mai appassionato così tanto o fatto scoprire cose così importanti per me. E' stato il corso più significativo che abbia mai seguito in vita mia e prendere 3 punti in meno del 30 all'esame è stata una secchiata di acqua ghiacciata su una strada cosparsa di merda. Per anni a ripensarci ho sempre sentito il brivido post traumatico, quello che ti fa contrarre  le spalle quando ti torna in mente una cosa bruttissima.


Leggere  Karoo è stato come aver ridato l'esame. E no, non ho mica preso 30 e lode. Ho preso 27 ma mi sono accorta che il voto non significa un cazzo.

Al accidenti, vai a comprarti quel libro, leggitelo e poi ne parliamo.




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