domenica 9 settembre 2012

Appesi a un paio di cuffie


I miei 2 ultimi giorni di ferie sono stati turbati da questa storia che mi ha raccontato un operatore telefonico di mia conoscenza.
Questo call man lavora a progetto per una di quelle società a cui le grandi compagnie telefoniche appaltano la vendita dei loro pacchetti. È un lavoro duro, sfiancante a volte ( riuscite a immaginare le tonnellate di insulti che costoro si beccano ogni dì?).
Se si riesce a stabilire un numero prefissato di contatti si guadagnano 400 Euro, fissando un certo numero di appuntamenti con potenziali clienti invece si può arrivare a 600 euro al mese, ma è veramente difficile riuscire a varcare la fatidica soglia.
Sembra già un miracolo arrivare ai 400 Euro, mi dicono.
E arrivati a fine mese non resta che aspettare che l’azienda paghi, aspettare pazientemente.
Ma anche quest’attesa pare che possa rivelarsi estenuante.
Perché il versamento del bonifico può venire posticipato anche di settimane rispetto alla data prevista.
E i responsabili non si fanno vedere.
E allora accadono  cose incredibili.
Di questi tempi pur di lavorare uno accetta qualsiasi cosa. È proprio l’accettazione consapevole dello sfruttamento che – dovrebbe – mettere al riparo una persona almeno dal rischio di ritrovarsi a chiedere l’elemosina.
Ma questo anonimo call man mi ha raccontato che l’altro giorno, mentre gli operatori –  gettate le cuffie all’aria e tumultuando per il mancato versamento dello stipendio – ha visto avvicinarsi una loro collega con un cestino. Alcuni si avvicinavano e vi deponevano del denaro.
Incuriosito, quando lei gli si avvicina le chiede: «Per cosa stai raccogliendo quei soldi?».
Una raccolta fondi per finanziare la protesta?
«Ho due figli» è la stupefacente e quieta risposta di lei.
Ah, una raccolta per presi per i fondelli.
Un povero stronzo si sottomette consapevolmente allo sfruttamento, consapevole che un lavoro sottopagato è uno degli ultimi baluardi contro l’imbarazzo di dipendere dai parenti.
Ma so lo stipendio non arriva e se dopo la fatica si deve scendere a patti anche con l’umiliazione di chiedere l’elemosina ai colleghi, allora qualcuno mi sa dire che senso ha tutto questo?

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