martedì 5 febbraio 2013

Prendere fiato (e legger Ca.Co.)



Ciò che non ti uccide ti fa comunque sospirare: «Che cojoni».

Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la serenità di accettare le cose che non posso cambiare e l’intelligenza di saperle distinguere ché altrimenti un giorno di questi esco di casa col mitra.

Ecco, in malinconica coda (tra le gambe) di questo post volevo lasciare il delicato spunto del Solamente Oggi, una bella poesia che ho trovato citata in Uomini in fuga di Carlo Coccioli e che inizia così «Solo per oggi cercherò di vivere nient’altro che quel che mi porti il giorno, senza lottare contro tutti i problemi della mia vita in una volta sola.» E continua, più avanti: «Se il mio amor proprio è ferito, e probabilmente lo sarà, non lo dimostrerò. Solamente oggi sarò gradevole.(…). Solamente oggi non m’invigliaccherò».

L’autore la riporta come conclusione di una riunione del gruppo di Al Anon, che raccoglie le mogli degli alcolisti in via di recupero. Probabilmente in un altro contesto l’avrei giudicata una melensaggine insulsa, ma calata nel fluire della prosa  dolce ma impetuosa di Ca.Co. acquista una sua toccante potenza. Fa venire voglia di eleggere ogni verso a buon proposito per domani. Solo che in quelle pagine lì regna la condivisione, lo scambio di pensieri, un sentire insieme, un’idea di comunità... E evocare queste cose, non so perché, mi fa venire un nodo alla gola.

Respirare a fondo e pensare che resistere senza passaere alla cazzocefalia è possibile. Sorridere, porgere l'altra guancia e disarmare (senza brandir la zappa) chi mi addita a piantagrane...

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