sabato 2 giugno 2012

AAA: (sco)reggia di Versailles cercasi ancora disperatamente


Siamo stato costretti a rinunciare al mono.
L’agente immobiliare è si è dimostrato losco, fumoso e disonesto.
Ma ecco com’è andata.

Chiamiamo per fermare l’appartamento prima che spiccasse il volo verso più tempestivi inquilini e fissiamo l’appuntamento per il giorno seguente, martedì.
Naturalmente non avendo mai avuto a che fare con un’immobiliare chiediamo lumi sull’iter e su eventuali spese da coprire e soldi da versare.
Il Ciaparàtt ci dice che ne avremo parlato l’indomani.
Martedì esco dal lavoro esausta come sempre e in gran fretta io e Marco dopo qualche fermata di metro arriviamo nel suo studio dove compiliamo la proposta da sottoporre ai padroni di casa.
Non prima, naturalmente che il Ciaparàtt sottoponesse a colonscopia la nostra situazione finanziaria.
Vien fuori che la sua parcella è di 1200 euro, poco meno di un paio di mensilità del monolocale.

Esoso, ma che vuoi farci? Non abbiamo forse girato in lungo e in largo alla ricerca di una sistemazione compatibile con le nostre finanze e accessibile per me? Sono stufa di trascinarmi fuori dal lavoro per vedere appartamenti dove spunta la barriera architettonica.
Minestra o finestra. E per me questa volta s’ha da mangiare, perché io non ce la faccio più.
Mi sento male, mi sento esausta, prosciugata.
Ho voglia di farla finita – abitativamente parlando – e in fretta.

Ma a questo punto, colpo di scena.
Il Ciaparàtt con la sua aria sorniona  salta su: «Non avete 500 euro?». «…Prego?» «500 euro.Un acconto.. Nel caso troviate un appartamento che vi piace di più e mi deste buca a metà trattativa con i padroni di casa».
«Posso portarglieli lunedì prossimo» faccio io.
«Quanto avete in tasca adesso?».
Per fortuna quel giorno sono in soldi e posso sparare la cifra tonda: «50 Euro »
Non sembra contento.
Mi perplime la piega che sta prendendo la situazione ma non vedo l’ora di farla finita.
Basta giri a vuoto per mezza Milano.
«Beh, posso prelevare 300 euro dalla mia prepagata ».
Sembra perplesso all’idea  che degli over 25 possano aggirarsi con la Carta Tasca.
Aggiungo che ho del denaro a casa.
Addio porcellino a Pois… Ti infrangerai al suolo ma sarà per una nobile causa. Altro che futili borsine, orecchini e librini superflui…
«Cosa mi  rilascia per documentare l’avvenuto pagamento?»
«Mah, una copia della proposta»
Salta fuori che non voleva nemmeno emettere la fattura della sua parcella.
Lo guardiamo basiti.
«E se trovo un potenziale inquilino che la fattura non la vuole proprio?»
Rimaniamo che sì l’avrebbe fatta ma un po’ più piccola, una microfattura.
Vorrei poter dire di essermi alzata e di averlo fanculizzato all’istante.
«Va bene i soldi glieli portiamo domani»
Non avevo mai visto Marco con l’aria di voler tirare il collo a qualcuno.
Soprattutto mai con l’aria di volerlo tirare a me.
Ma c’è sempre una prima volta, amici.
E lo ripeto per la 124694279ª volta io ero stufa marcia di marciare per la città alla ricerca della nostra (sco)reggia di Versailles.

Usciamo dal palazzo e mi rendo conto del clamoroso errore commesso. Mi sento una merdina, Marco mi fa sentire una merdina e mia mamma interviene telefonicamente e rincara il mood escrementizio: «ma ti rendi conto che tra anticipi, caparra e parcella solo per mettere piede in casa dovete versare 7800 Euro, senza contare l’acquisto del tavolo e del divano letto. Fai prima a restare dove sei».
Facciamo marcia indietro e decidiamo di annullare il contratto.
E grazie al Cielo e allo spirito guida dei Cercatori di Tetto sopra la testa al Ciaparàtt non abbiamo versato un centesimo.

E adesso abbiamo ricominciato da capo…
Glò è interamente stremata.

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